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giovedì 19 settembre 2013

RESPONSABILITA' CIVILE - SENTENZA FRUTTO DI CORRUZIONE DEL GIUDICE - RISARCIMENTO DEL DANNO - PREVIO ESPERIMENTO DELLA REVOCAZIONE O DELL'ANNULLAMENTO DELLA SUCCESSIVA TRANSAZIONE - NECESSITA' - ESCLUSIONE - CONDIZIONI

RESPONSABILITA' CIVILE - SENTENZA FRUTTO DI CORRUZIONE DEL GIUDICE - RISARCIMENTO DEL DANNO - PREVIO ESPERIMENTO DELLA REVOCAZIONE O DELL'ANNULLAMENTO DELLA SUCCESSIVA TRANSAZIONE - NECESSITA' - ESCLUSIONE - CONDIZIONI
La Corte ha stabilito che, nel caso di pronuncia di una sentenza viziata dalla corruzione del giudice, la parte che intenda dolersi di tale statuizione ha l’obbligo, e non la facoltà, di chiederne la revocazione ex art. 395 c.p.c.; ha soggiunto tuttavia la Corte che a tale regola generale si deve fare eccezione allorché la vittima del dolo del giudice non possa trarre alcun vantaggio giuridico dalla rimozione della sentenza frutto di corruzione, per essere divenuta nel frattempo impossibile la ricostituzione dello stato di cose anteriore. In tal caso, pertanto, è consentito alla vittima del reato domandare il risarcimento del danno al corruttore del giudice, senza previamente esperire il giudizio di revocazione. Per la stessa ragione, ha poi soggiunto la Corte, qualora la sentenza frutto di corruzione abbia indotto le parti, prima della scoperta del dolo, a transigere la lite, la vittima del reato di corruzione può domandare il risarcimento del danno senza previamente chiedere l’annullamento del contratto di transazione, invocando quale fatto illecito fonte di responsabilità aquiliana anche la sola violazione della regola di buona fede.
 
Testo Completo:Sentenza n. 21255 del 17 settembre 2013
(Sezione Terza Civile, Presidente F.Trifone, Relatore G. Travaglino)